Kevin Jonnathan “El Nino” Varas Marcillo si presenta nel ritiro di Pieve di Cadore:
«Primo impatto con il mondo Padova? Sta andando abbastanza bene, stiamo lavorando tanto, sto cercando di integrarmi al meglio con i ragazzi ed i metodi del mister. Sono in stanza con Villa, mi sto trovando bene, trovo tutti molto disponibili, sono anche di aiuto per star meglio tutti insieme. La mia storia? Sono arrivato in Italia ad 11 anni, mia madre era già qui da 5-6 anni per questioni lavorative, poi è riuscita a portarmi qui per un’infanzia migliore, in Sud America non è facile e si possono intraprendere strade sbagliate. La passione del calcio me l’ha trasmessa mio padre, son cresciuto al Darfo Boario Terme, giocando tutte le giovanili e poi esordendo in Serie D. Ho vissuto fino a 11 anni con mio padre, loro erano divorziati. Quando è tornata in Ecuador per trovarmi mi ha chiesto di raggiungerla in Italia, anche se lasciavo una parte di me in Ecuador. Mia madre poi si è risposata ed ora di conseguenza ho anche un fratello più piccolo. Cosa mi manca più dell’Ecuador? Ora ormai mi sento più italiano, la mia adolescenza l’ho vissuta qui, una parte di me sarà sempre ecuadoregna, è sempre un piacere ritornarci. Purtroppo quando ho perso mio padre non è stato più così semplice tornare. Ora ho un figlio qui, sicuramente mi sento sia italiano che ecuadoregno. Ho quintuplicato le reti nelle ultime stagioni? Sono andato in doppia cifra, aspetto di maturità calcistica, anche merito del modulo 3-5-2 rispetto al 4-3-3, spero di riuscire a mantenere una buona media anche a Padova. Speravo di poter arrivare in una piazza importante prima, per demerito mio o la poca fiducia nei miei confronti non ci son riuscito. Era un mio obiettivo andare in una società ambiziosa, sarei stato disposto a rimanere in attesa anche fino all’ultimo, quando si è proposto il Padova ho accettato subito. Esterno offensivo? Nasco da esterno, col passare degli anni uno dei gemelli Filippini al terzo anno di Lumezzane mi ha cambiato ruolo in mezzala. Prima ero un po’ più disordinato, ora sono un po’ più intelligente tatticamente. Ho fatto anche qualche partita da seconda punta, ma son soprattutto mezzala di inserimento, sia destra che sinistra. Son diventato rigorista nelle ultime stagioni. Un modo prediletto di fare gol? Preferisco l’inserimento, ho avuto il vizio di fare qualche gol acrobatico negli ultimi anni, spero di rifarne altri. Sono un ragazzo fuori dal campo molto solare, dopo in campo divento un altro, penso soltanto di vincere anche nella partitella di allenamento, sono un ragazzo disponibile, mi piace aiutare i più giovane, restituire gli insegnamenti che mi hanno dato nel passato. Qui trovo giocatori che hanno calcato categorie superiori, per me saranno un esempio. La musica ecuadoregna? Mi piace divertirmi, trasmettere allegria allo spogliatoio, quando vado in campo cerco di trasmettere serietà e far capire ai ragazzi che dobbiam vincere e pensare solo a quello, non si direbbe, ma mi trasformo. Mi sento pronto a livello calcistico e caratteriale di poter affrontare questa esperienza, non sarà facile, ma sto cercando di integrarmi al meglio con i ragazzi. Quando ho affrontato il Padova da avversario? Le giornate no capitano a tutti durante la stagione, eravamo stati la bestia nera. Compagni che stimi? Son fortunato a giocare con Bortolussi, è una punta che non centra nulla con questa categoria. Un soprannome? Mi chiamano “El Nino”, sembro sempre un ragazzino d’aspetto, non dimostro l’età che ho, di sudamericano ho “la garra”, sono odioso in campo. Un giocatore a cui mi ispiro? Non ho preferenze, quello che mi piaceva tanto era Ronaldinho, mi piaceva la felicità che trasmetteva nel giocare, quando ero piccolo invece il mio idolo calcistico ecuadoregno era Kaviedes, ha giocato in Italia al Perugia».