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Jacopo Bacci, l’esordio tra i pro del 2005: «E’ stata una stagione che mi ha regalato una marea di emozioni»

Trascrizione fonte Stefano Volpe per Mattino di Padova


In pochi se ne sono accorti, ma nell’ultima partita di stagione regolare è andato in scena un passaggio di consegne generazionale. Da una parte Emil Hallfredsson, il mediano ex Padova (…) che con la maglia della Virtus Verona ha dimostrato di essere ancora un signor giocatore. Dall’altra Jacopo Bacci, quel pomeriggio all’esordio tra i professionisti. Il primo classe 1984, il secondo 2005. Ventuno anni di differenza, potrebbero essere padre e figlio e forse calcisticamente lo sono già. Perché più che a Ronaldo, il 17enne mestrino somiglia nel gioco proprio all’islandese. È presto per i paragoni, ma Bacci è abituato ad essere precoce, e dopo aver debuttato con il Padova prima di compiere la maggiore età, domenica prossima partirà per il suo primo ritiro. Sarà poi mister Caneo a decidere come impiegarlo.
«La stagione appena conclusa mi ha lasciato dentro una marea di emozioni», confessa Bacci, che tra impegni e Nazionale si è goduto pochi giorni di vacanza. «Il ricordo più bello è stato vivere dalla panchina la vittoria della Coppa Italia di Serie C a Bolzano. Una notte entusiasmante che non scorderò. Poche settimane dopo è arrivato anche l’esordio in campionato, un grande traguardo ma spero che sia la prima di tante partite».
Dove nasce la sua passione calcistica?
«Sono di Mestre e ho cominciato da piccolo nella squadra locale. Poi al Venezia prima della chiamata del Padova, dieci anni fa. Sono cresciuto in biancoscudato e sono molto legato a questa società».
Il giocatore che l’ha più ispirata?
«In assoluto Pirlo è sempre stato il mio idolo. Poi mi rivedo molto anche in Busquets. Entrambi sembrano lenti in campo ma sono molto veloci con la testa e credo che sia questo l’aspetto che conta. Anche io gioco come mediano davanti alla difesa e penso che la mia dote principale sia proprio la velocità di pensiero. Già prima che mi arrivi la palla mi metto nelle condizioni di sapere cosa fare. Penso di essere un giocatore tecnico e cerco di sfruttare questa mia dote il più possibile. Il fisico non mi avvantaggia, sono basso ma voglio sopperire focalizzandomi su altro».
Come è stato l’impatto con la prima squadra?
«All’inizio difficile. Devi interagire subito con i compagni, acquisire fiducia. I primi allenamenti venivo chiamato solo per alcuni esercizi, così quando ero fermo provavo a rubare con gli occhi i segreti ai giocatori più esperti. Poi pian piano mi sono ambientato, ho avuto la fortuna di svolgere allenamenti completi e adesso è diventata un’abitudine».
Fuori dal campo che ragazzo è?
«Oltre alla scuola e al calcio mi rimane pochissimo tempo libero e cerco di dedicarmi ai miei amici e alla mia famiglia, godendomi i momenti con loro. Le mie giornate sono molto intense, dopo sei ore a scuola corro a prendere il pullman e vado subito all’allenamento. Farlo tutti i giorni è stancante, ma sono guidato da una grande passione che mi permette anche di superare la fatica».
Il rendimento scolastico ne risente?
«Ho appena finito la terza superiore all’Istituto tecnico Algarotti, mi hanno rimandato in una materia ma conto di superare l’esame ad agosto per accedere alla quarta».
Si parla già molto di lei, il rischio è montarsi la testa?
«Non succederà, sono un ragazzo umile. Mi fanno piacere i tanti messaggi che ricevo su instagram o whatsapp, ma non mi sento nessuno perché non ho ancora fatto niente».
Il sogno?
«Arrivare in Serie A. So che è dura ma ci credo molto e lavoro per questo».

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